Come vanno i nuovi media nel nostro paese: il rapporto Censis

Poco tempo fa Il Censis ha reso pubblico il suo elaborato annuale, il 52° Rapporto sulla situazione sociale del paese: un documento unico e diviso in capitoli, in grado di dirci molto sulla situazione attuale. A noi interessa particolarmente la parte relativa a “Comunicazione e media“, che ci informa su come gli italiani si muovono per recuperare le news e rimanere informati ad oggi. Andiamo a vedere qualche dato sui “nuovi media”.

I social e internet: salite e classifiche

Fra i dati “conferma” del 2018 c’è l’utilizzo di internet: continua la risalita e ora la popolazione attiva è al 78,4%, con un +3.2% rispetto al 2017. A fianco a questo nuovo aumento troviamo anche quello dei social network, che registrano la presenza del 72,5% della popolazione (+5.2% sul 2017). Cresce in maniera considerevole Instagram che conquista la piazza del 26,7% (gli under 30 sono il 55,2%). Appare in crisi progressiva invece Twitter che arranca e scende al 12,3%. I re incontrastati di questa classifica sono comunque Facebook e Youtube, che si contendono entrambi più di metà della popolazione (rispettivamente 56% e 51%).

La difficoltà dei nuovi media sul fronte informazione

L’utilizzo a scopo informativo dei media è però un’altra faccenda: qui in testa restano Facebook e i telegiornali, con quest’ultimi salgono come credibilità (siamo al 65%, quasi +5%), mentre Facebook registra una flessione del 9% rispetto all’anno scorso. Gli under 30 in particolare crollano dal 48,8% al 33%: un tracollo del 16% praticamente. Ma il crollo riguarda un po’ tutti i social e mezzi internet più noti: motori di ricerca 16,5% (-9,2%), Twitter 3,9% (-6,7%), YouTube 17,6% (-3,1%). Qui pesa soprattutto la bassa fama di cui godono per quanto riguarda la qualità dei contenuti: il 66,4% degli italiani li ritiene non del tutto affidabili, fanalino di coda in una classifica dominata da televisione e radio. Per i social network e in particolare Facebook questo è stato l’anno della politica: anche qui meno della metà degli italiani (il 47,5%) si è espresso in maniera positiva sull’affidabilità di queste fonti, il resto si pone fra lo scettico e l'”evitare a tutti i costi”.

Internet e le sfide del domani

Noi di Motivo Network siamo certi che anche questo 2019 sarà un anno di sfida per motori di ricerca e social media, i quali si dovranno impegnare ancora di più su temi come fake news, protezione della privacy, cyber-bullismo e molto altro. La battaglia per un’informazione corretta e puntuale è solo all’inizio e noi nel nostro piccolo siamo da sempre pronti a fare la nostra parte, offrendo servizi che avvicinino sempre di più aziende e persone. Vuoi saperne di più sulla nostra filosofia? Mettiti in contatto con noi.

I dati 2017 di Censis sulla popolazione italiana

È interessante ogni anno dare uno sguardo ai dati Censis, il nostro Centro Studi Investimenti Sociali; le sue ricerche socio-economiche sulle abitudini socioeconomiche nel nostro paese sono un bel modo per fare il punto sulla situazione. Il 14° rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, è stato promosso da aziende come Mediaset, Rai, Tv2000, Wind Tre e Facebook e come sempre contiene indicatori importanti sull’andamento della televisione, dei giornali e del digitale in Italia. Andiamo a vedere nel dettaglio come sono risultati gli italiani nel 2017.

Male la stampa e sempre importante il gap generazionale

La popolazione attiva su internet sale ancora in maniera sensibile ad un anno dall’ultima indagine: in base all’ultimo dato registrato è 75,2% degli italiani a popolare il web. Si va quindi a registrare un aumento dell’1,5%. Gli smartphone oggi sono il principale successo digitale nel nostro paese: il 69,5% degli italiani lo usa: un dato interessante è che la quasi totalità di questi utenti usa l’applicazione Whatsapp per la messaggistica (il 65,7% della popolazione). La frattura generazionale fra anziani e giovani continua ad essere importante. Gli under 30 (fascia 15-29 anni) che utilizzano internet come risorsa abituale sono il 90,5% mentre gli anziani fra i 65 e gli 80 si attestano al 38,3%; da segnalare comunque quest’ultimi registrano un +7% rispetto al 2016. Quasi la metà dei giovani, il 47,7%, usa il web per informarsi, contro il 17,6 % degli anziani. Gli under 30 comunque sono in discesa del 7% mentre gli over 65 salgono ad un +3,8%, forse sintomo di una certa perdita di interesse per l’attualità da parte dei primi. I giovani perdono terreno anche sui giornali: solo il 23,6% li consulta (-6,1% rispetto al 2016) mentre gli anziani rispondono con un robusto 50,8%, in leggero rialzo rispetto all’anno prima. La crisi di questo settore si acuisce nel 2017: -53.6% di diffusione in poco più di 15 anni.

Avanti il digitale e la sua influenza nella vita di tutti i giorni

I consumi digitali si fanno sempre più importanti, con il testa gli smartphone: dal 2007 al 2016 si registra un +190%, in leggerissima flessione rispetto al 2015 (-1,6%). Computer ed audiovisivi segnano un +4,4% su base annua e un 45,8% su base quasi decennale. La spesa media delle famiglie rimane debole rispetto ai valori pre-crisi: -3,9%, anche se c’è da dire che la nel 2015-2016 c’è stato un aumento del 1,8%, dato senz’altro positivo. Internet è sempre più punto di riferimento per la vita di tutti i giorni: il trovare una strada resta sempre in cima alle tendenze delle ricerche degli italiani (54,2%). Altri dati significativi:

Essere presenti è sempre più importante

I 30-44 enni si stanno invece allineando agli under 30: il loro accesso a internet è comunque prossimo al 90% e la loro presenza sui social network si attesta sull’80,4% del totale. Numeri veramente importanti Ma abbiamo trascurato un dato: il 52,7% degli utenti internet usa il web per cercare informazioni su aziende, prodotti e servizi (+5,1% rispetto al 2015). Noi di Motivo Network lo sappiamo bene quanto questi numeri siano importanti. Un sito internet o un’e-commerce aggiornato e responsive ti dà l’opportunità di raggiungere gli utenti nelle loro ricerche: proprio per questo è cruciale oggi rivolgersi a degli esperti, in grado di suggerirti le migliori strategie per dire la tua in questo grande universo in espansione. Scegli un’agenzia web smart e conveniente, in grado di garantirti consulenze su misura per il tuo modello di business. Hai bisogno di un nuovo sito web? Vuoi saperne di più su Facebook e le sue opportunità per le piccole imprese? Contattaci senza impegno.

L’algoritmo di Google si rafforza contro le bufale sul web

È notizia di qualche tempo fa l’impegno di Google nel contrastare con tutte le armi possibili le fake news, ovvero tutte quelle notizie false preparate solitamente per avere un ritorno economico particolare o danneggiare qualcuno.

Forse ricorderai infatti la polemica nata intorno alla ricerca “l’Olocausto ha mai avuto luogo”. Abbiamo già toccato l’argomento in un nostro post di gennaio. Interessante era stata anche l’introduzione del Fact Check, una sorta di certificazione della veridicità dei contenuti: ti invitiamo a recuperarli nel caso tu sia interessato.

La notizia di questi ultimi giorni invece è che il colosso di Mountain View ha modificato ancora il suo algoritmo per dare maggiore spazio alle segnalazioni da parte propri utenti, rivelando così il ruolo cardine delle persone nella lotta contro le bufale.

Nuove linee guida e le segnalazioni di contenuto inappropriato

Ad annunciare questo nuovo passo in avanti è il Vice President of Engineering Ben Gomes sul blog di Google Italia. Nell’articolo si fa menzione in particolare di nuove linee guida per gli addetti alla valutazione delle pagine.

L’obiettivo è arrivare ad avere mappe circoscritte delle aree da migliorare e indicazioni più precise possibili che permettano all’algoritmo di lavorare meglio alla retrocessione dei contenuti di scarsa qualità.

Ma la novità più importante come preannunciato più sopra è l’introduzione di nuove segnalazioni di contenuto inappropriato dedicate a chi come te fa ricerche tutti i giorni utilizzando il famoso motore di ricerca.

Lo puoi provare di persona: apri il tuo browser ed inizia a comporre una ricerca. Appena inizierai a scrivere comparirà a destra, sotto i suggerimenti, la voce “Segnala previsioni inappropriate”. Si aprirà subito una finestra che ti chiederà di indicare quali previsioni sono inappropriate e ti darà la possibilità di segnalare una serie di motivi.

Una funzione simile è prevista per i featured snippet, le anteprime di contenuto certificate da Google: qui è presente invece troverai cliccabile la scritta “Feedback”, con la possibilità a volte di segnalare modifiche anche complesse ai risultati.

Verso un web di qualità, anche grazie a Motivo Network 

Siamo sicuri che molti lettori di questo articolo si saranno messi a provare le nuove funzionalità e a improvvisarsi censori per un giorno, come noi del resto! Qui in agenzia siamo felici che Big G abbia intrapreso anche questa strada.

Sapevi che questo clima ha spinto anche Wikipedia ad aprire Wikitribune, una piattaforma dedicata alla correttezza dei contenuti, capitanata da 10 giornalisti professionisti che verranno assunti ad hoc?

Raccontare falsità sul web sta diventando sempre più difficile: la pena è incorrere nel declassamento dei propri contenuti. Gli utenti troveranno sempre meno informazioni bassa qualità; dal canto nostro, a Motivo Network lavoriamo ogni giorno alla pertinenza dei risultati nei motori di ricerca sui siti dei nostri clienti.

Fare in modo che i tuoi prodotti e servizi vengano trovati in seguito ad una ricerca è il primo dei nostri pensieri, oltre a cercare di organizzare i tuoi contenuti in modo da dare sempre le risposte che gli utenti cercano: tutela subito i tuoi interessi!

Rivolgiti alla nostra agenzia web per siti web responsive dedicati e servizi internet smart e convenienti: se desideri saperne di più contattaci senza impegno.

Google e l’impegno contro i contenuti web falsi

È notizia di qualche mese fa ormai l’intenzione di Google di implementare uno strumento, il Fact Check, in grado di garantire la veridicità delle notizie contenute in una precisa pagina web.

Su questa linea si pone anche una iniziativa del famoso motore di ricerca di poco tempo fa, sempre in trincea per assicurare la qualità dei contenuti condivisi nei propri indici.

BigG ha ammesso in una nota recente che il mestiere di raccogliere le notizie e proporre le migliori è un problema complesso e non sempre facile da realizzare: ma cosa ha spinto Google a questa dichiarazione?

Nuova modifica dell’algoritmo

Tutto deriva da quanto stato sollevato questo dicembre dalla famosa testata britannica The Guardian, riguardo ai risultati di una ricerca particolare: “l’Olocausto ha mai avuto luogo”.

Che le persone si interroghino su questo tema è lecito ma il caso vuole che in cima a tutti figurasse un famoso sito negazionista, Stormfront. La cosa è balzata subito all’attenzione dei media: l’articolo in particolare solleva anche dubbi sul reale interesse di Google ad arginare il problema della falsità delle notizie.

La risposta del colosso di Mountain View, come abbiamo introdotto più sopra, non si è fatta attendere. Se lo desideri, potrai leggere qui il testo completo della nota, inviata dal motore di ricerca alla redazione di Search Engine Land, insieme ad un’ampia indagine sul tema.

In particolare si fa menzione al fatto che l’algoritmo è stato cambiato, con l’obiettivo costante di migliorare ancora di più i risultati sulle ricerche ed evitare di “pubblicizzare” siti che non meritano di apparire nelle prime posizioni.

Siamo per un web responsive e di qualità

A Motivo Network non siamo rimasti colpiti dalla decisione di Google, la quale è perfettamente in linea con quello che il famoso motore di ricerca si è sempre prefissato: dare risultati completi e di qualità ai propri utenti.

Un compito non facile, che a volte non gli ha risparmiato qualche caduta di stile. Non sarà facile dicevamo, ma è indispensabile che vada perseguito con tenacia, assieme agli sforzi per rendere il web sempre più fruibile, con siti responsive e contenuti veritieri e dedicati.

Pensiamo sia importante ogni giorno di più creare contenuti web ben fatti, rispondenti ai criteri tecnici ed etici fissati da Google e che noi condividiamo. Motivo Network è l’agenzia web che aiuta i propri clienti ad apparire puntualmente sui motori quando una persona compie una ricerca sull’argomento.

Pensi anche tu che sia importante essere presenti correttamente su Internet, con un sito web responsive, predisposto per tutti i dispositivi in commercio?
Se hai bisogno di una mano per capire come fare, perché non chiedi consiglio ai nostri esperti, senza alcun impegno? Contattaci subito!

Il web continua a dividere gli italiani

Ogni tanto noi dello staff di Motivo Network ci interroghiamo sui “grandi quesiti della rete”. Ti sei domandato mai perché internet ha questo aspetto? Perché preferisci accedere alle informazioni in una maniera piuttosto che un’altra? Ma la domanda più interessante da porsi è: internet è vissuto nella stessa maniera in azienda come dalle singole persone?

Viviamo nel paese dove, ad oggi, un terzo delle famiglie non ha un accesso a internet in casa e dove il divario digitale è ancora larghissimo, soprattutto in fasce d’età elevate.

Di recente è apparso uno studio dell’Istat da cui emergono dati interessanti: la maggior parte delle persone che non ha internet nella propria abitazione riporta come motivo la mancanza di competenze sull’utilizzo (56,6%) ed una fetta considerevole non lo ritiene utile (23,6%).

Oltretutto andiamo ad apprendere che solo 7 imprese su 10 hanno realizzato un loro sito web e che solo 3 su 10 utilizzano i social per comunicare con i loro clienti: a qualcuno sembrerà incredibile ma, lo ribadiamo, sono dati del 2016.

Il divario digitale fra imprese

Soffermarsi sulle imprese diventa sempre più interessante mano a mano che si scorrono i dati. L’invio delle fatture elettroniche è familiare a solo il 54,2% delle aziende con più di 250 dipendenti. Il baratro invece si apre con le imprese da 10 a 49 dipendenti: solo il 28,8% le utilizza.

La pubblicità online viene utilizzata da solo il 17,8% delle aziende nel totale: un numero veramente esiguo considerata l’importanza che il web riveste oggi.

Poco più di un’impresa su dieci vende online mentre sale al 50,5 la percentuale di chi acquista online. Infine, il livello di digitalizzazione degli impiegati in azienda risulta essere basso o molto basso in media nella maggior parte dei casi.

Emerge quindi netto il divario tra domanda ed offerta: già da anni infatti la percentuale di persone che utilizza internet abitualmente in Italia continua lentamente a salire, attestandosi ad oggi al 63,2%.

Comprendi il web con Motivo Network

Sempre più imprese si rivolgono ad esperti per realizzare i loro siti web anche qui vicino alla nostra sede, a Venezia, Padova e Treviso. Ma spesso non hanno le competenze per affrontare la questione a pieno e cogliere il vero potenziale che sta dietro a tutto questo.

Il divario dato dalle difficoltà di comprensione del “mondo internet” è un problema che incontriamo tutti i giorni a Motivo Network. Ma sappiamo bene che non possiamo limitarci a fornire un sito web responsive e chiudere qui la questione.

Il nostro mestiere è anche insegnare ai nostri clienti a trarre il meglio dalle tecnologie che hanno a disposizione. Capire quanto può crescere un’azienda con internet è fondamentale perché porta ad un risparmio considerevole sulle spese e a fare profitto laddove nemmeno si immaginava in precedenza.

Realizzare un sito internet è un passo che va compiuto consapevolmente; se hai bisogno di un’agenzia esperta, in grado di indicarti i migliori strumenti per la crescita delle tue vendite e di farti comprendere la loro efficacia, affidati a Motivo Network.

Siamo una realtà che offre servizi smart, convenienti e progettiamo siti responsive per le imprese a Venezia, Treviso e Padova: contattaci senza impegno.

Il Black Friday 2016 impazza: tutti pronti?

Come tutti gli appassionati di web e tecnologia anche noi di Motivo Network siamo trepidanti per l’inizio dello shopping natalizio 2016 e ognuno di noi ha il sogno nel cassetto di riuscire a mettersi in tasca qualcosa di speciale.

Anche perché, diciamolo, chi non ha piacere di comprare qualcosa che desidera da molto tempo ad un prezzo veramente conveniente?

Ma da dove viene questa mania del Black Friday?

Devi sapere che sono stati gli statunitensi a dare il via a questa usanza, che coincide sempre con la giornata successiva al Giorno del Ringraziamento e che apre di fatto il periodo di acquisti natalizi.

Nato indicativamente fra gli anni 20-30 del Novecento, il Black Friday ha origini mitiche anche come termine: pare alluda al forte congestionamento del traffico che si ebbe in quell’occasione a Philadelphia nel 1924, oppure ai conti dei negozi finalmente tornati “in nero” dopo un anno in rosso.

Negli U.S.A. è quindi un fenomeno di massa consolidato e che coinvolge da sempre i negozi fisici prima che gli e-commerce: è normale lì trovare persone che dormono fuori dai punti vendita in attesa dell’apertura, per non farsi scappare nemmeno una straordinaria offerta.

In Italia il gioco vale la candela?

In territorio italiano si sente parlare di Black Friday solo da un paio d’anni a livello massivo ed è un evento che fa ancora fatica a decollare, soprattutto nei negozi di medie-piccole dimensioni. Ha un avuto da subito grande appeal invece presso le grandi catene di distribuzione e gli e-commerce, che già da qualche giorno sponsorizzano massicciamente l’evento, a volte anche anticipando le offerte.

Sul web si assiste una vera e propria gara allo sconto, che alimenta la curiosità e i sogni dei consumatori.

Ma ne vale veramente la pena?

Ce lo stiamo chiedendo proprio in questo momento mentre osserviamo la penuria di grandi marchi ma soprattutto di modelli e prodotti di tendenza dagli “scaffali” dei principali negozi virtuali operanti nel nostro territorio.

È vero che c’è sempre la possibilità di trovare qualcosa di interessante ma a nostro avviso stiamo assistendo ad un decremento della qualità rispetto a due anni fa.

Black Friday is the new “saldi di fine stagione”?

Come da titolo, l’impressione è proprio questa. Più di 3/4 dei prodotti sembrano essere più fondi di magazzino da svuotare per lasciare spazio a nuovi prodotti, che una reale occasione per chi vuole comprare.

Vedere per credere: Amazon, Ebay, Gli Stockisti, solo per citarne alcuni; parliamo naturalmente di una tendenza generale, che non esclude la possibilità di fare qualche ottimo affare, soprattutto se ci concentriamo su prodotti di fascia medio bassa, vecchi modelli e marche meno conosciute.

Forse più che di Black Friday bisognerebbe parlare di saldi pre-natalizi in Italia, ma tutto sommato poco importa: ci precipiteremo a controllare le ultime offerte non appena possibile, proprio come te che stai leggendo questo articolo.

Sarà un lungo weekend per molti, che sfocerà nel Cyber Monday, il giorno dedicato agli sconti solo ai negozi online: non sappiamo veramente cosa aspettarci.

Sperando in qualche miracolosa offerta, ti segnaliamo un sito che si propone di essere una sorta di notiziario sulle offerte per il Black Friday, sempre utile per avere una panoramica più o meno ampia, visitabile qui.

Buon weekend di shopping a tutti da Motivo Network!

I nuovi dati Censis sulla popolazione italiana

Il Censis, o Centro Studi Investimenti Sociali è stato fondato nel 1964 e si occupa da sempre di ricerche socio-economiche nel nostro paese. È uscito da qualche tempo il 13° rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, scritto in collaborazione con Enel, Hewlett Packard, Mediaset, TV2000 e Rai, che ha rivelato tendenze e confermato alcuni aspetti riguardanti il mondo della televisione, dei giornali e del digitale. Andiamo a vedere assieme gli aspetti più interessanti emersi sul web.

Aumenta la penetrazione di internet e lo scarto generazionale

L’Italia negli ultimi tempi ha fatto passi da gigante nel consumo di internet: gli utenti che ne usufruiscono ad oggi 2016 sono il 73,7% della popolazione attiva, mentre nel 2007 era solo il 45,3%. Si registra quindi un +28,4% in neanche 10 anni. Un altro dato particolare che emerge è il sorpasso delle donne sugli uomini per quanto riguarda l’utilizzo della rete: il 74,1% rispetto al 73,2% dei maschi. Aumenta la frattura generazionale fra anziani e giovani: questo lo si nota in particolare nel consumo mediatico. Gli under 30 in Italia che consultano internet abitualmente sono il 95,9% del totale; gli over 65 non superano il 31,3%. Sono il 54,7% i giovani che usano il web come fonte di informazione mentre solo l’13,8% degli anziani lo utilizza, preferendo i quotidiani (il 49,4% li legge abitualmente). Qui la situazione infatti si ribalta: i giovani under 30 consultano i giornali per il 29,7%, un trend destinato a scendere progressivamente con il ricambio generazionale. I dati sulla carta stampata parlano di una diminuzione in 15 anni di ben il 51% della circolazione giornaliera dei quotidiani, passati da 6.073.158 degli anni 2000 a 2.972.874 del 2015.

L’importanza della rete oggi

Il digitale invece è trainante anche sul settore delle vendite. L’avvento degli smartphone è stato decisivo per far impennare il settore: dal 2007 al 2015 il mercato è quasi raddoppiato, facendo registrare un +191,6%. Bene anche computer ed audiovisivi, che riprendono a salire dopo un calo intermedio, attestandosi ad un +41,4% rispetto a 9 anni fa. Tutto questo a dispetto della spesa media delle famiglie, in flessione del 5,7% rispetto al 2007. Internet cresce con i media digitali di pari passo: sempre più persone lo utilizzano per trovare una strada (55,9%; +6,4% rispetto al 2015), cercare informazioni su aziende (50,4%; +2,8% rispetto al 2015) e fare acquisti (36,0%; +5,3% rispetto al 2015).

Essere presenti oggi sul web di domani

Noi di Motivo Network siamo consapevoli di questi trend ed è per questo che ogni giorno cerchiamo di comunicare ai nostri clienti la necessità di avere un sito web che presenti al meglio i loro prodotti e servizi. Avere un e-commerce o un sito responsive oggi significa raggiungere nella maniera corretta tutti quegli utenti che ricercano quotidianamente prodotti ed informazioni in internet. Se ti rivolgerai alla nostra agenzia troverai uno staff aggiornato su tutte le ultime tendenze della rete, in grado di darti consulenze puntuali sulle migliori soluzioni per le aziende del tuo settore, facendo particolare attenzione al tuo modello di business. Siamo Motivo Network, la tua agenzia web smart e conveniente. Se desideri maggiori informazioni sui nostri servizi, sentiti libero di contattarci senza impegno.

Obiettivi banda larga 2020: una farsa?

Abbiamo voluto iniziare con una provocazione questo articolo perché purtroppo in Italia sembra che le cose non vadano esattamente come ognuno di noi si aspetterebbe.

Ricorderai sicuramente le promesse del Piano Strategico Banda Ultra Larga di cui abbiamo parlato qualche tempo fa. Entro il 2020 l’obiettivo è arrivare almeno a 30mb di connessione in tutto il territorio nazionale: forse non ci eravamo soffermati adeguatamente sul quel “tutto”, altrimenti ci sarebbe stato da rabbrividire.

In realtà la situazione nel nostro paese è ben peggiore di quanto ci si potrebbe aspettare; inoltre, i dati di cui disponiamo sono sempre parziali e questo rende non poco difficoltoso districarsi fra propaganda e verità.

La situazione reale in Italia

Abbiamo consultato di recente il sito ufficiale Infratel Italia, del Ministero dello Sviluppo Economico. A dispetto del dato nazionale complessivo dichiarato (96.9% di copertura fra i 2 e i 20mb) ci sono i dati sui singoli comuni nelle schede regionali.

Abbiamo controllato in particolare la situazione in Veneto: è a dir poco preoccupante, come ti sarà chiaro andando a questo link. Nel peggiore dei casi qui registrati l’Adsl manca a quasi il 97% della popolazione e sono più di 160 i comuni dove la copertura non è totale.

La linea fisica di base, su cui per anni si sono costruiti i servizi di telefonia in Italia, è stata saldamente nelle mani di SIP prima, per poi passare a Telecom, oggi TIM: dove non passa la loro rete di sicuro non arrivano nemmeno i competitor.

L’amara verità: l’obiettivo banda larga è molto distante

Qui a Motivo Network abbiamo avuto modo di confrontare i dati Infratel con la verifica copertura Adsl di TIM. Ti invitiamo a fare lo stesso: ti basterà fare una ricerca a caso, in qualche comune non sempre proprio sperduto, per renderti conto che in molte zone effettivamente non c’è copertura Adsl: il che significa nemmeno 1mb di connessione, probabilmente solo la 56k.

Durante la ricerca incrociata abbiamo notato che la verifica copertura TIM dava talvolta risultati anche peggiori. La sottile differenza potrebbe stare nel fatto che i dati Infratel riguardano la popolazione attualmente connessa, non la capillarità della linea su tutte le strade: questo spiegherebbe l’assenza di linea in alcune vie di comuni a 100% di presenza Adsl.

Torniamo alla domanda iniziale: farsa o no, il problema italiano è serio e andrebbe affrontato subito. L’assenza quasi totale dell’Adsl in alcune zone d’Italia le renderà disabitate nel giro di qualche tempo.

Nessuna persona vuole trasferirsi in zone tagliate fuori dal mondo ma, soprattutto, nessuna azienda avrà interesse ad aprire e portare lavoro in un luogo dove manca questa infrastruttura di base.

Non ci resta che tenere come sempre la situazione monitorata, sperando come sempre in un miracolo (come sempre una delle migliori prospettive in Italia).

Banda larga: facciamo il punto

Avevamo affrontato l’argomento già l’anno scorso e ci eravamo lasciati con una punta di ironia su quanto stava succedendo. L’Italia è passata a parlare della banda ultralarga senza nemmeno aver ultimato la costruzione delle linee per la banda larga. A questa distanza di tempo possiamo affermare che le cose continuano a procedere a rilento e che siamo ben lungi dal vedere la fine del tunnel anche per le reti a 30mbps. Vediamone il dettaglio assieme.

La situazione italiana

Ad oggi la banda larga in Italia serve il 35.4% del territorio nazionale. Le ambizioni del Governo e del Ministero dello Sviluppo Economico vorrebbero portare questa cifra al 100% entro il 2020: a distanza di un anno quindi nessun dietrofront sull’ambizioso obiettivo prefissato. Il podio per il momento va alla Calabria con il 76% di territorio cablato, seguita dalla Campania con il 65.2% e dalla Puglia con il 53.8%. Medaglia di legno al Lazio che raggiunge il 51.8%. Il nostro Veneto ottiene solo il 25.2% della copertura, probabilmente a causa della grande antropizzazione del territorio: l’azione infatti qui riguarda ben 579 comuni. Certo la questione è solo parzialmente giustificabile per una delle regioni più trainanti per quanto riguarda la produzione in Italia. Anche Lombardia e Piemonte sono ferme rispettivamente al 23.1% e al 26.4%, con una ovvia concentrazione delle infrastrutture sui grandi centri.

Le ambizioni e il confronto con l’Europa

Il dato nazionale del 35.4% di copertura fa impallidire quando lo si confronta con il 58% dei dati europei complessivi. La banda ultralarga, partita da un più di un anno, è ferma al 11% ed alcuni bandi regionali sono partiti solo di recente, dilatando i tempi di riuscita. La media europea è poco più su, al 18.7%. Ma non è il caso di esultare perché, come ricordato più sopra, da noi l’impegno sarà duplice: banda larga e banda ultralarga in parallelo. Ma qual è l’obiettivo del Governo per quest’ultima? Portare entro il 2020 il 35.4% della popolazione a poterne usufruire. L’impegno sembra ribadito dalla comparsa recente di un sito dedicato all’impresa, voluto dal Ministero dello Sviluppo Economico e dove si può seguire in diretta l’evoluzione del progetto.

La banda larga e il lavoro con internet

Non ci stancheremo mai di dire che l’Italia è in ritardo disarmante rispetto ad altri paesi nella dotazione di un’infrastruttura degna. Ogni paese moderno che si rispetti dovrebbe essere in grado di offrire ai propri cittadini i mezzi per poter crescere ed esprimere tutte le potenzialità, in tempi ragionevoli. Chi come noi di Motivo Network lavora con internet attende con ansia il potenziamento delle linee, con lo switch off del cablaggio in rame in favore della fibra ottica. È necessario, oggi come non mai, un accordo e una collaborazione attiva fra pubblico e privato: ne va della competitività del paese. La qualità e la velocità della trasmissione dei dati permettono alle aziende di svilupparsi e conquistare nuovi mercati, erogando servizi più competitivi. Restiamo come sempre in attesa di buone nuove: terremo la situazione monitorata, proprio perché interessa tutti da vicino. A presto, speriamo!

Che cos’è il MobileGeddon? Cosa comporta per i siti di tutto il mondo? Soprattutto, che conseguenze ci sono per le aziende italiane?

Chi segue il web e le sue vicende sa che il 21 Aprile 2015 è stato un giorno atteso con curiosità ed inquietudine: è avvenuto il tanto famigerato MobileGeddon. L’algoritmo di Google, che determina l’ordine di apparizione dei siti nel motore di ricerca, è stato aggiornato e modificato, lasciando web master e sviluppatori di tutto il mondo con il fiato sospeso.

In realtà, il MobileGeddon è stato semplicemente la naturale evoluzione di una tendenza in atto da qualche anno e di cui abbiamo già parlato qui: le ricerche eseguite tramite device mobile hanno superato in tutto il mondo le ricerche eseguite da desktop. E non è difficile immaginare perché: è molto più comodo cercare informazioni stesi a letto, seduti sul divano, al bancone del bar o, perchè no, in bagno, anziché spostarsi fino allo schermo del computer.

L’aggiornamento dell’algoritmo di Google asseconda ed anzi accelera questa tendenza. Ovvero, i siti non ottimizzati per essere facilmente accessibili tramite mobile verranno penalizzati con un posizionamento inferiori agli altri.

Per essere alle prime posizione un sito deve quindi essere mobile-friendly: in questa esotica accezioni sono da includere la corretta impostazione delle viewport, che adatta le varie pagine del sito alle dimensioni degli schermi di smartphone e tablet, la presenza di contenuti fruibili da ogni device, l’usabilità del sito e molti altri parametri.

Quali sono le conseguenze di MobileGeddon sulle aziende italiane? Semplicemente, i siti mobile-friendly sono oggi, a tutti gli effetti, una realtà con cui le imprese italiane devono confrontarsi.

Ciò vale soprattutto per quelle imprese (e per fortuna sono sempre di più) che sanno vedere le potenzialità di una strategia di comunicazione basata sul web: non sarebbe piacevole infatti vedere il proprio sito, per quanto ben fatto, perdere posizioni in favore di siti di aziende concorrenti.

Come fare a capire se un sito web rispetta i parametri previsti dal nuovo algoritmo di Google? È sufficiente eseguire questo test. Il test è superato? Bene. Il test è fallito? Visitate questa pagina e scoprite cosa potete fare per il vostro sito web.

Banda ultralarga in Italia: cosa ne dice il governo? Vediamo in breve i piani dell’Italia per lo sviluppo digitale.

Viene approvato in questi giorni il piano “Strategia italiana per la banda ultralarga”: si tratta del più ambizioso passo dell’Italia verso un’evoluzione delle infrastrutture per la trasmissione di dati digitali. In particolare, il piano prevede il passaggio obbligatorio dalla tradizionale rete in rame a quella in fibra entro il 2020, il tutto a spese dello Stato.

Anzitutto, cosa cambierebbe nel passaggio alla banda ultralarga?

Per definizione, è una rete con velocità superiore ai 30 Megabit per secondo, che potenzialmente può arrivare ai 100 Megabit (ad oggi in Italia si arriva al massimo ai 20 Megabit). Una tale velocità permette non solo a navigare più veloce ma anche di accedere a servizi più evoluti come la fruizione di film e programmi di intrattenimento. Per le aziende, la banda ultralarga comporterebbe una maggiore facilità nel maneggiare file di grandi dimensioni, nelle videoconferenze, nell’utilizzo di reti ad alta attività. Come abbiamo già spiegato qui, l’Italia non è mai stata ai primi posti in quanto a velocità di rete: questo piano, qualora venisse effettivamente tradotto in essere, porterebbe finalmente il Bel Paese alla pari con il resto d’Europa, adeguandosi agli standard internazionali in fatto di Internet e telecomunicazioni.

In cosa consiste questo piano?

Non si tratta di un decreto ma di una “presa d’atto” da parte del Consiglio dei Ministri: tanto è sufficiente per poter accedere ai fondi europei che, insieme ai fondi nazionali, porterebbe il finanziamento a 6 miliardi di Euro, che dovrebbero venire utilizzati per incentivare i vari operatori (Telecom in testa) a fare ulteriori investimenti, così da coprire tutto il territorio nazionale.

Obiettivo (ambizioso) del piano è portare tutta Italia alla soglia minima dei 30 Megabit, ed almeno un italiano su due a 100 Megabit. Punto nodale del piano sarà quindi la progressiva “rottamazione” della vecchia rete in rame. Per evitare complicazioni e disservizi, lo switch off del rame avverrebbe solo nella fase finale del passaggio: dopo che un operatore avrà portato la banda larga in una zona, gli utenti avranno fino a dodici mesi per fare il passaggio. La differenza di prezzo tra i servizi verrebbe copertà da un voucher costituito da fondi pubblici. Il rischio, ovviamente, è quello cadere nel vortice di vicoli ciechi legislativi e buchi neri burocratici tipicamente italiano, che rischierebbe di compromettere o rallentare un passaggio ad una nuova tecnologia di cui l’Italia ha un bisogno disperato. Come si dice, lo scopriremo vivendo…

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