Il mobile friendly e le AMP: presente e futuro

Abbiamo già affrontato più volte il discorso sulle Accelerated Mobile Pages, meglio note come AMP, le snellissime nuove pagine web dalla tecnologia open source che tanto stanno a cuore a Google.

Come introduzione ti proponiamo la lettura di questo articolo che ti illustrerà cosa sono e come funzionano. Qualche mese va è stato annunciato anche il lancio delle AMP in versione Lite, dalla navigazione ancora più leggera.

Queste nuove pagine web come vedi sono già in circolazione da qualche tempo e siamo sicuri che anche tu ci sia incappato più di qualche volta durante la tua navigazione, magari leggendo le notizie di qualche quotidiano online o usando app dedicate come Google News.

Big G sta puntando molto su un nuovo web più leggero e fruibile per i propri utenti e lo dimostra ancora di più con l’annuncio di una certificazione ufficiale per chi lavora con il mobile friendly e le AMP.

Google e l’esame con certificazione per i siti mobile

Questa nuova iniziativa è disponibile per tutti coloro che sono Google Partners: una vera e propria “Mobile Sites Certification” che richiederà a chi si applicherà la conoscenza profonda del mondo mobile friendly.

La verifica che ogni persona dovrà sostenere avrà 65 domande a risposta multipla con la formula vero/falso. Gli argomenti da affrontare riguarderanno la creazione, la gestione, la misurazione delle performance e l’ottimizzazione dei siti web mobile; l’esame è rivolto a programmatori, marketers, esperti SEO e in generale a chi lavora con i siti web mobile.

La necessità di velocità nella navigazione è senz’altro il perno centrale che sta sotto a tutto questo, velocità che conferma quindi il suo ruolo per il futuro dello sviluppo di internet.

Se vuoi saperne di più su questo argomento puoi consultare questo articolo da Searchenginejournal.com.

L’importanza di un sito veloce e responsive

In mondo sempre più mobile centrico Google segna la strada da seguire. Questo percorso è già chiaro da tempo e noi di Motivo Network lo diciamo da sempre: il web del prossimo futuro sarà mobile e dovrà puntare sulla velocità di fruizione dei contenuti.

Proprio per questo proponiamo ogni giorno ai nostri clienti siti responsive dedicati, in grado di riorganizzare il loro aspetto a seconda dello strumento usato per la consultazione, smartphone, tablet o computer.

È importante che ogni contenuto importante appaia sempre in primo piano e che sia quindi sempre trovabile facilmente. Per quanto riguarda la velocità puoi contare anche sulla grande qualità dell’hosting alla base grazie alla nostra partnership con Aruba Business.

Vuoi restare sempre aggiornato sui temi relativi all’evoluzione del web? Continua a seguirci sul nostro blog. Se invece pensi che sia il caso di dare un nuovo look al tuo vecchio sito web o desideri un nuovo sito responsive e mobile friendly mettiti senza impegno in contatto con il nostro staff.

Google e l’obiettivo di un web sempre più veloce

Google ci ha abituato ormai alle sue novità e alla prolificità dei suoi programmatori. Noi di Motivo Network ci occupiamo soprattutto della realizzazione di siti web responsive e quindi con il gigante di Mountain View abbiamo una certa familiarità.

Ti ricordi quando abbiamo parlato delle AMP, le Accelerated Mobile Pages qualche tempo fa? In poche parole si tratta di tutte quelle pagine web che sono ottimizzate per la visualizzazione su mobile, depurate da tutti gli elementi che normalmente le renderebbero pesanti per uno smartphone. Sono molto usate nei siti di informazione e nei quotidiani, come forse ti sarai già accorto.

Qualche tempo dopo abbiamo specificato che questa introduzione non era una manna per chi aveva il sito web non responsive, poiché Google continuerà ad indicizzare separatamente i siti mobile da quelli desktop.

Ma le AMP ora stanno cambiando e si faranno sempre più leggere: nascono le AMP Lite!

Come funzionano le AMP Lite

Le AMP Lite sono pensate appositamente per tutti quei dispositivi che hanno poca memoria volatile (RAM) e per i paesi dove le connessioni fisse e mobile sono particolarmente lente. Sono attualmente in test e mostrano già di poter portare ad un notevole risparmio dei dati, fino al 40%.

Un interessante articolo è apparso di recente sul Google Developers Blog, lo spazio che Google dedica ai suoi sviluppatori, che parla proprio di come gli sviluppatori stanno procedendo.

Buona parte dell’azione si sta svolgendo intorno alle immagini, che costituiscono il 64% in media del peso in byte di una pagina: sono le immagini quindi che la rendono particolarmente pesante.

Le AMP Lite sono progettate per ridurre la qualità dell’immagine al bisogno, rimuovendo i dettagli difficili da notare; è previsto inoltre l’utilizzo del formato WebP, che riduce da solo del 25% il “peso” delle immagini, senza generare differenze con l’originale.

Forse userai un browser sul cellulare che ti permette di risparmiare l’uso dei dati quando stai usando il 3G o il 4G: queste nuove pagine vengono mostrate specialmente in questi casi, favorendo l’azione di risparmio giga del tuo cellulare.

Verso un mondo sempre più responsive e mobile

Senza dubbio quella della riduzione del peso delle pagine web resta uno dei terreni più fertili per la creazioni di una rete più orientata verso i contenuti che contano.

Noi di Motivo Network sappiamo bene che lavorare in questo senso è importante: quando realizziamo siti web ottimizzati per mobile pensiamo costantemente a quello che è importante che sia visibile e fruibile da smartphone, tablet e altri dispositivi, tralasciando il superfluo.

Offrire siti responsive è importante perché significa andare incontro ad un mercato che cambia e che ogni giorno mette sul campo dispositivi con risoluzioni e dimensioni schermo sempre diverse.

Siamo sicuri che anche tu pensi che sia importante trovare subito quello che cerchi quando navighi in un sito: proprio per questo facciamo in modo che accada ogni giorno grazie al nostro lavoro.

Motivo Network è Google Partner ed è un’agenzia web smart e conveniente, con servizi orientati al futuro.

Desideri maggiori informazioni sulle nostre attività? Perché non ci contatti senza impegno?

Obiettivi banda larga 2020: una farsa?

Abbiamo voluto iniziare con una provocazione questo articolo perché purtroppo in Italia sembra che le cose non vadano esattamente come ognuno di noi si aspetterebbe.

Ricorderai sicuramente le promesse del Piano Strategico Banda Ultra Larga di cui abbiamo parlato qualche tempo fa. Entro il 2020 l’obiettivo è arrivare almeno a 30mb di connessione in tutto il territorio nazionale: forse non ci eravamo soffermati adeguatamente sul quel “tutto”, altrimenti ci sarebbe stato da rabbrividire.

In realtà la situazione nel nostro paese è ben peggiore di quanto ci si potrebbe aspettare; inoltre, i dati di cui disponiamo sono sempre parziali e questo rende non poco difficoltoso districarsi fra propaganda e verità.

La situazione reale in Italia

Abbiamo consultato di recente il sito ufficiale Infratel Italia, del Ministero dello Sviluppo Economico. A dispetto del dato nazionale complessivo dichiarato (96.9% di copertura fra i 2 e i 20mb) ci sono i dati sui singoli comuni nelle schede regionali.

Abbiamo controllato in particolare la situazione in Veneto: è a dir poco preoccupante, come ti sarà chiaro andando a questo link. Nel peggiore dei casi qui registrati l’Adsl manca a quasi il 97% della popolazione e sono più di 160 i comuni dove la copertura non è totale.

La linea fisica di base, su cui per anni si sono costruiti i servizi di telefonia in Italia, è stata saldamente nelle mani di SIP prima, per poi passare a Telecom, oggi TIM: dove non passa la loro rete di sicuro non arrivano nemmeno i competitor.

L’amara verità: l’obiettivo banda larga è molto distante

Qui a Motivo Network abbiamo avuto modo di confrontare i dati Infratel con la verifica copertura Adsl di TIM. Ti invitiamo a fare lo stesso: ti basterà fare una ricerca a caso, in qualche comune non sempre proprio sperduto, per renderti conto che in molte zone effettivamente non c’è copertura Adsl: il che significa nemmeno 1mb di connessione, probabilmente solo la 56k.

Durante la ricerca incrociata abbiamo notato che la verifica copertura TIM dava talvolta risultati anche peggiori. La sottile differenza potrebbe stare nel fatto che i dati Infratel riguardano la popolazione attualmente connessa, non la capillarità della linea su tutte le strade: questo spiegherebbe l’assenza di linea in alcune vie di comuni a 100% di presenza Adsl.

Torniamo alla domanda iniziale: farsa o no, il problema italiano è serio e andrebbe affrontato subito. L’assenza quasi totale dell’Adsl in alcune zone d’Italia le renderà disabitate nel giro di qualche tempo.

Nessuna persona vuole trasferirsi in zone tagliate fuori dal mondo ma, soprattutto, nessuna azienda avrà interesse ad aprire e portare lavoro in un luogo dove manca questa infrastruttura di base.

Non ci resta che tenere come sempre la situazione monitorata, sperando come sempre in un miracolo (come sempre una delle migliori prospettive in Italia).

Banda larga: facciamo il punto

Avevamo affrontato l’argomento già l’anno scorso e ci eravamo lasciati con una punta di ironia su quanto stava succedendo. L’Italia è passata a parlare della banda ultralarga senza nemmeno aver ultimato la costruzione delle linee per la banda larga. A questa distanza di tempo possiamo affermare che le cose continuano a procedere a rilento e che siamo ben lungi dal vedere la fine del tunnel anche per le reti a 30mbps. Vediamone il dettaglio assieme.

La situazione italiana

Ad oggi la banda larga in Italia serve il 35.4% del territorio nazionale. Le ambizioni del Governo e del Ministero dello Sviluppo Economico vorrebbero portare questa cifra al 100% entro il 2020: a distanza di un anno quindi nessun dietrofront sull’ambizioso obiettivo prefissato. Il podio per il momento va alla Calabria con il 76% di territorio cablato, seguita dalla Campania con il 65.2% e dalla Puglia con il 53.8%. Medaglia di legno al Lazio che raggiunge il 51.8%. Il nostro Veneto ottiene solo il 25.2% della copertura, probabilmente a causa della grande antropizzazione del territorio: l’azione infatti qui riguarda ben 579 comuni. Certo la questione è solo parzialmente giustificabile per una delle regioni più trainanti per quanto riguarda la produzione in Italia. Anche Lombardia e Piemonte sono ferme rispettivamente al 23.1% e al 26.4%, con una ovvia concentrazione delle infrastrutture sui grandi centri.

Le ambizioni e il confronto con l’Europa

Il dato nazionale del 35.4% di copertura fa impallidire quando lo si confronta con il 58% dei dati europei complessivi. La banda ultralarga, partita da un più di un anno, è ferma al 11% ed alcuni bandi regionali sono partiti solo di recente, dilatando i tempi di riuscita. La media europea è poco più su, al 18.7%. Ma non è il caso di esultare perché, come ricordato più sopra, da noi l’impegno sarà duplice: banda larga e banda ultralarga in parallelo. Ma qual è l’obiettivo del Governo per quest’ultima? Portare entro il 2020 il 35.4% della popolazione a poterne usufruire. L’impegno sembra ribadito dalla comparsa recente di un sito dedicato all’impresa, voluto dal Ministero dello Sviluppo Economico e dove si può seguire in diretta l’evoluzione del progetto.

La banda larga e il lavoro con internet

Non ci stancheremo mai di dire che l’Italia è in ritardo disarmante rispetto ad altri paesi nella dotazione di un’infrastruttura degna. Ogni paese moderno che si rispetti dovrebbe essere in grado di offrire ai propri cittadini i mezzi per poter crescere ed esprimere tutte le potenzialità, in tempi ragionevoli. Chi come noi di Motivo Network lavora con internet attende con ansia il potenziamento delle linee, con lo switch off del cablaggio in rame in favore della fibra ottica. È necessario, oggi come non mai, un accordo e una collaborazione attiva fra pubblico e privato: ne va della competitività del paese. La qualità e la velocità della trasmissione dei dati permettono alle aziende di svilupparsi e conquistare nuovi mercati, erogando servizi più competitivi. Restiamo come sempre in attesa di buone nuove: terremo la situazione monitorata, proprio perché interessa tutti da vicino. A presto, speriamo!

Banda ultralarga in Italia: cosa ne dice il governo? Vediamo in breve i piani dell’Italia per lo sviluppo digitale.

Viene approvato in questi giorni il piano “Strategia italiana per la banda ultralarga”: si tratta del più ambizioso passo dell’Italia verso un’evoluzione delle infrastrutture per la trasmissione di dati digitali. In particolare, il piano prevede il passaggio obbligatorio dalla tradizionale rete in rame a quella in fibra entro il 2020, il tutto a spese dello Stato.

Anzitutto, cosa cambierebbe nel passaggio alla banda ultralarga?

Per definizione, è una rete con velocità superiore ai 30 Megabit per secondo, che potenzialmente può arrivare ai 100 Megabit (ad oggi in Italia si arriva al massimo ai 20 Megabit). Una tale velocità permette non solo a navigare più veloce ma anche di accedere a servizi più evoluti come la fruizione di film e programmi di intrattenimento. Per le aziende, la banda ultralarga comporterebbe una maggiore facilità nel maneggiare file di grandi dimensioni, nelle videoconferenze, nell’utilizzo di reti ad alta attività. Come abbiamo già spiegato qui, l’Italia non è mai stata ai primi posti in quanto a velocità di rete: questo piano, qualora venisse effettivamente tradotto in essere, porterebbe finalmente il Bel Paese alla pari con il resto d’Europa, adeguandosi agli standard internazionali in fatto di Internet e telecomunicazioni.

In cosa consiste questo piano?

Non si tratta di un decreto ma di una “presa d’atto” da parte del Consiglio dei Ministri: tanto è sufficiente per poter accedere ai fondi europei che, insieme ai fondi nazionali, porterebbe il finanziamento a 6 miliardi di Euro, che dovrebbero venire utilizzati per incentivare i vari operatori (Telecom in testa) a fare ulteriori investimenti, così da coprire tutto il territorio nazionale.

Obiettivo (ambizioso) del piano è portare tutta Italia alla soglia minima dei 30 Megabit, ed almeno un italiano su due a 100 Megabit. Punto nodale del piano sarà quindi la progressiva “rottamazione” della vecchia rete in rame. Per evitare complicazioni e disservizi, lo switch off del rame avverrebbe solo nella fase finale del passaggio: dopo che un operatore avrà portato la banda larga in una zona, gli utenti avranno fino a dodici mesi per fare il passaggio. La differenza di prezzo tra i servizi verrebbe copertà da un voucher costituito da fondi pubblici. Il rischio, ovviamente, è quello cadere nel vortice di vicoli ciechi legislativi e buchi neri burocratici tipicamente italiano, che rischierebbe di compromettere o rallentare un passaggio ad una nuova tecnologia di cui l’Italia ha un bisogno disperato. Come si dice, lo scopriremo vivendo…

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